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Riflessioni sul mestiere di traduttore/interprete
Thread poster: Laura Di Croce
Anna Lanave
Anna Lanave  Identity Verified
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Pochi elementi Oct 30, 2009

Ribadisco ciò che ho detto sopra.

Laura ha fornito molti elementi sulle sue impressioni e pochi sulle reali condizioni di incarico per poter esprimere un parere completo.

Possibile che i giapponesi e il suo cliente debbano prendere un caffè e discutere di biscotti durante una riunione informale e allora Laura potrebbe essere all'altezza e portare avanti l'incarico con successo e fare un'ottima esperienza preliminare.

Possibile che i giapponesi e il suo
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Ribadisco ciò che ho detto sopra.

Laura ha fornito molti elementi sulle sue impressioni e pochi sulle reali condizioni di incarico per poter esprimere un parere completo.

Possibile che i giapponesi e il suo cliente debbano prendere un caffè e discutere di biscotti durante una riunione informale e allora Laura potrebbe essere all'altezza e portare avanti l'incarico con successo e fare un'ottima esperienza preliminare.

Possibile che i giapponesi e il suo cliente debbano discutere e intavolare le trattative preliminari per la costruzione di un reattore di nuova generazione in una raffineria italiana e allora giustamente Laura si pone degli interrogativi sul perché il suo cliente insiste che sia lei a tradurre.

Mi sembra prematuro esprimere qualsiasi tipo di giudizio su Laura, o sui colleghi che le consigliano di informarsi meglio sulle reali esigenze del cliente.

Bastian contrario non ha sempre ragione.

Saluti
Anna

[Modificato alle 2009-10-30 15:04 GMT]
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Anna Lanave
Anna Lanave  Identity Verified
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Le informazioni sono il punto di partenza Oct 30, 2009

Laura Di Croce wrote:
Comunque si sarebbe trattato di un incontro in cui c'era da accompagnare in una visita dei giapponesi e, fra una risata e l'altra, si sarebbe parlato un po' di affari, solo che la signora non ha voluto specificarmi altro, dicendo che mi avrebbe fatto sapere di più solo se avessi accettato il lavoro.
Poi non so... di solito funziona così?
Ti dicono tutto solo se accetti il lavoro?


No, in genere ti dicono _quasi_ tutto sul tipo di lavoro che andrai a svolgere, su come (tradurre per un singolo o in una conversazione fra molti, in una riunione in cui parla 1 rivolto a 3-10-20 che ascoltano, oppure con botta e risposta, ecc) e dove (aula, ristorante, ufficio, casa di qualcuno e chi più ne ha più ne metta) si svolgerà, quanta gente sarà presente, ruolo delle persone che saranno presenti, ecc..
E' molto importante ai fini della formulazione del tuo preventivo.

In genere il cliente aspetta solo a rivelare il nome del suo cliente, ma solo per questioni di riservatezza.

Da un'idea generica che mi sono fatta, il tuo cliente non ha particolari esigenze (di specificità tecnica e terminologica) e forse avendo notato che te la sei cavata bene nella prima occasione ti ha proposto un altro incarico simile.

Ma resta comunque il dubbio perché non avendo approfondito, non puoi darci altri elementi.

Anna


 
Angie Garbarino
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Certo! Oct 30, 2009

lanave wrote:
No, in genere ti dicono _quasi_ tutto sul tipo di lavoro che andrai a svolgere, su come (tradurre per un singolo o in una conversazione fra molti, in una riunione in cui parla 1 rivolto a 3-10-20 che ascoltano, oppure con botta e risposta, ecc) e dove (aula, ristorante, ufficio, casa di qualcuno e chi più ne ha più ne metta) si svolgerà, quanta gente sarà presente, ruolo delle persone che saranno presenti, ecc..
E' molto importante ai fini della formulazione del tuo preventivo.

In genere il cliente aspetta solo a rivelare il nome del suo cliente, ma solo per questioni di riservatezza.Anna


Io ultimamente interpreto molto poco e solo per una azienda e per un notaio della zona e solo Fra Ita Fra

(qui faccio una confessione, non interpreto Eng Ita Eng perché temo sempre di trovare uno scozzese o altra variante che mi mette in difficoltà).

Dicevo: prima del lavoro (l'azienda) mi dice sempre di che cosa vuole discutere, a volte deve trattare le commissioni d'agenzia, a volte gli sconti al cliente finale ecc.

Il notaio mi passa addirittura la bozza dell'atto o scrittura con 4-5 giorni d'anticipo.

Però appunto interpreto molto poco ormai anche se è così che ho cominciato (solo trattativa comunque).

Buon week end a tutti!


 
Cristina Lo Bianco
Cristina Lo Bianco  Identity Verified
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Timidezza Oct 30, 2009

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:

quindi la nostra dovrebbe accettare il comportamento poco professionale della sua committente, facendo probabilmente una brutta figura? Pensi che sia un comportamento professionale, questo? A me sembra suicidio professionale...


Come dice Anna, non si sa esattamente quale fosse il livello richiesto dall'incarico, forse Laura ne era pienamente all'altezza. Forse la cosa più "professionale", in questo caso, sarebbe stata chiedere maggiori informazioni e poi decidere. Rimane il fatto che Laura non è una professionista (sta ancora studiando), ma qualcuno che vuole diventare una professionista e per farlo ha bisogno di farsi dell'esperienza. Questa era un'occasione di fare esperienza. L'importante è non spacciarsi per quello che non si è.

Comunque sia, non voglio passare per la paladina del provare ad ogni costo. Anzi, sono la prima a tenermi ben lontana dagli incarichi per cui non mi sento preparata. Volevo solo dire a Laura che a volte si rischia di peccare di timidezza.

Cristina


[Edited at 2009-10-30 15:41 GMT]

[Edited at 2009-10-30 15:41 GMT]


 
Anna Lanave
Anna Lanave  Identity Verified
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Come si suol dire Oct 30, 2009

Giulia TAPPI wrote:
tanto più (e senza voler far polemica) che mi sembra che a PROZ l'interpretariato sia un po' il parente povero!


Questo è poco ma sicuro...


 
Daniele Martoglio
Daniele Martoglio  Identity Verified
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Ho risposto a Laura, non all'universo intero... Oct 30, 2009

Visto che qualcuno si è stupito della mia risposta, non è che io ho detto: "principianti lanciatevi sul lavoro", oppure "fate finta di sapere tutto".

La mia risposta era mirata a Laura.

Ho risposto secondo il mio intuito, e continuo a restare del parere che probabilmente Laura era in grado di svolgere un lavoro al livello richiesto dal committente, per tanti motivi.

a) La committente l'aveva già messa alla prova quindi non era del tutto digiuna di infor
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Visto che qualcuno si è stupito della mia risposta, non è che io ho detto: "principianti lanciatevi sul lavoro", oppure "fate finta di sapere tutto".

La mia risposta era mirata a Laura.

Ho risposto secondo il mio intuito, e continuo a restare del parere che probabilmente Laura era in grado di svolgere un lavoro al livello richiesto dal committente, per tanti motivi.

a) La committente l'aveva già messa alla prova quindi non era del tutto digiuna di informazioni su Laura

b) Laura mi sembra una persona coscienziosa, e che, come dice Cristina "pecca di timidezza". Ci sono persone che sanno 5 e dicono di sapere 10. E ci sono persone che sanno 5 (che a volte basta) e pensano di sapere 1...

c) Si tratta di una combinazione linguistica particolare, e questo fa una notevole differenza. Magari un traduttore "professionista" non era disponibile, o magari non era nemmeno necessario. Non è escluso che magari per questioni cruciali della trattativa non si sarebbero aiutati con l'inglese e che la "voce in giapponese" di Laura non sarebbe servita per far sentire a loro agio i giapponesi, come qualcuno ha suggerito.

A Laura avrei detto "buttati".
A qualcun altro forse avrei detto "calmati".

Cristina Lo Bianco wrote:

Laura non è una professionista (sta ancora studiando), ma qualcuno che vuole diventare una professionista e per farlo ha bisogno di farsi dell'esperienza. Questa era un'occasione di fare esperienza. L'importante è non spacciarsi per quello che non si è.


Certo hai ragione, l'importante è non spacciarsi per quello che non si è. E Laura non si è spacciata per quello che non è. E anche se avesse accettato l'incarico, lo avrebbe accettato senza fingere di essere una professionista.

Nella vita serve anche fantasia, a volte non serve sempre l'aeroplano, basta la bicicletta. Mi è capitato ad esempio un interpretariato tecnico inglese-polacco per un produttore di materiali epossidici. La prima cosa che ho detto è NO, in quanto l'inglese lo uso come lingua sorgente per le traduzioni e non faccio interpretariato con l'inglese. Ma alla fine è emerso che (a) il cliente del mio cliente era asiatico, con un livello dell'inglese molto peggiore del mio, (b) il mio cliente era disperato, (c) serviva domani, (d) era la stessa presentazione che avevo tradotto verso l'italiano e conoscevo perfettamente la questione, ecc. ecc. Ho accettato malvolentieri, e alla fine è emerso che sono stato in grado di sostenere l'incontro. Non è avvenuto in inglese: mi sembrava di essere uno scienziato che studia popolazioni di lingua sconosciuta. Se l'asiatico a un certo punto la colla la chiamava "piripi" io continuavo imperterrito da quel momento in poi a parlare di colle chiamandole "piripi". Roba da manicomio, certo. Ma ho tanta esperienza con i matti che me la sono cavata. L'inglese serviva di meno

Laura Di Croce wrote:

Leggendo poi i vostri consigli e i vostri commenti, mi sono anche resa conto di quanto ingenua e alle prime armi io sia nel campo della trattativa lavorativa, perché effettivamente, pur avendo chiesto informazioni sull'incontro non sono andata molto nel dettaglio con faccende come retribuzione, location e altre cose del genere.


E questo è il senso di questo forum! Il problema è che molta gente giovane di talento (parlo in generale adesso) anche se è molto brava nelle questioni tecniche del proprio lavoro, è completamente sprovveduta per quanto riguarda quella che Laura chiama la "trattativa lavorativa".

- - - - - -

PS: una nota per farvi (spero) ridere un po': il mio asiatico quando parlava del suo capo, lo chiamava "my owner".. Ecco è stato l'unico caso in cui mi sono rifiutato di piegarmi alla sua neolingua, e nelle mie risposte usavo il cognome del tizio in questione


[Edited at 2009-10-30 19:19 GMT]
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Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Una storia vera di interpretariato Oct 31, 2009

Cara Laura,

prima di tutto volevo dire che mi fa piacere leggere interventi come il tuo, nel senso che vedo molta serietà nell'approccio professionale, invece delle solite domande sparate a zero, come è capitato spesso in questo forum.

Seconda cosa, condivido molti interventi del forum riguardo all'interpretariato (es. informarsi prima nei dettagli, ecc.) e non ripeterò cose già dette.

Voglio però raccontarti questa storia vera: un'agenzia, per una co
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Cara Laura,

prima di tutto volevo dire che mi fa piacere leggere interventi come il tuo, nel senso che vedo molta serietà nell'approccio professionale, invece delle solite domande sparate a zero, come è capitato spesso in questo forum.

Seconda cosa, condivido molti interventi del forum riguardo all'interpretariato (es. informarsi prima nei dettagli, ecc.) e non ripeterò cose già dette.

Voglio però raccontarti questa storia vera: un'agenzia, per una conferenza, ha assunto un'interprete con anni di esperienza, con referenze di altissimo livello, appartenenza ad associazioni prestigiose e chi più ne ha più ne metta, insomma il meglio che poteva trovare nel settore. Era sicuro che non ci sarebbero stati problemi e il suo cliente sarebbe stato soddisfatto.

Tuttavia, alla fine, i partecipanti alla conferenza non sono stati lo stesso contenti perché desideravano una persona con un tono di voce più spumeggiante, mentre l'interprete secondo loro aveva un tono di voce "monotono". Alla fine, per l'anno successivo, per lo stesso tipo di conferenza, l'agenzia ha scelto una persona con meno esperienza, meno referenze, ma con una personalità più adatta a questo tipo di lavoro.

Perché ti racconto questa storia? Per farti capire che ogni interpretariato è diverso dall'altro, e alle volte anche un professionista di altissimo livello potrebbe "fallire" in qualche modo, per una serie di motivi anche imprevedibili, come nella storia vera di cui sopra. Avviene anche il contrario, come ha detto Daniele: si pensa di non essere all'altezza e poi invece si scopre che le proprie capacità sono più che sufficienti.

Ecco perché è sempre il caso di conoscere più dettagli possibile, prima di decidere se accettare un incarico. Inoltre non saprai mai ciò che sei capace di fare, finché non provi a farlo.

Ecco perché è anche il caso di non aver troppa paura di osare, se si è certi di possedere certe competenze. Io non ho studi da interprete alle spalle, e la prima volta che ho messo piede in cabina è stata anche la prima volta in cui ho lavorato come interprete di simultanea (ovvero non avevo mai visto una cabina prima di allora). Eppure tutto è andato benissimo e continuo tuttora a lavorare anche come interprete.

Un caro saluto
Giusi (che finalmente non deve fare la strega inacidita)
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Laura Di Croce
Laura Di Croce
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TOPIC STARTER
Grazie di nuovo! Oct 31, 2009

Ringrazio di nuovo tutti per l'incoraggiamento, le risposte e i consigli.
Cercherò di metterli in pratica appena mi si ripresenterà l'occasione.
Grazie davvero di cuore!


 
Vincenzo Di Maso
Vincenzo Di Maso  Identity Verified
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mi è capitato un qualcosa di simile Oct 31, 2009

Mi è stato offerto un incarico di interpretariato a Venezia. Avrebbero pagato viaggio, hotel ed una cifra molto alta per un pomeriggio di interpretariato. Il committente non ha indicato a voce il tipo di interpretariato. Lo conoscevo per fama e per scambio di e-mail ed ero certo della sua serietà ed affidabilità, quindi ero intenzionato ad andare a Venezia. La maggior parte di lavori con l'interpretariato con l'arabo prevedono trattativa, consecutiva ed interpretazione sussurrata. Orbene, una... See more
Mi è stato offerto un incarico di interpretariato a Venezia. Avrebbero pagato viaggio, hotel ed una cifra molto alta per un pomeriggio di interpretariato. Il committente non ha indicato a voce il tipo di interpretariato. Lo conoscevo per fama e per scambio di e-mail ed ero certo della sua serietà ed affidabilità, quindi ero intenzionato ad andare a Venezia. La maggior parte di lavori con l'interpretariato con l'arabo prevedono trattativa, consecutiva ed interpretazione sussurrata. Orbene, una volta arrivata l'e-mail con l'offerta da parte del committente, ho saputo che l'interpretatiato era in simultanea e ho rinunciato. Nonostante abbia fatto belle figure nelle prime esperienze di interpretariato di consecutiva, ho realizzato che l'interpretariato in simultanea sarebbe stato tutta un'altra cosa.
Meglio rinunciare ed essere professionali.
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LuciaC
LuciaC
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Altra riflessione Oct 31, 2009

Vorrei aggiungere una breve riflessione: Laura dice di avere avuto finora poche occasioni di parlare giapponese. Mi pare quindi che l'interpretariato debba attendere ancora qualche anno. A mio parere sia gli interpreti che i traduttori devono avere passato un po' di tempo all'estero (non due settimane, ma diversi mesi, uno o due anni), fa parte del nostro tirocinio.
Una lingua come il giapponese non si improvvisa. Quando Laura si troverà perfettamente a suo agio a conversare in giappones
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Vorrei aggiungere una breve riflessione: Laura dice di avere avuto finora poche occasioni di parlare giapponese. Mi pare quindi che l'interpretariato debba attendere ancora qualche anno. A mio parere sia gli interpreti che i traduttori devono avere passato un po' di tempo all'estero (non due settimane, ma diversi mesi, uno o due anni), fa parte del nostro tirocinio.
Una lingua come il giapponese non si improvvisa. Quando Laura si troverà perfettamente a suo agio a conversare in giapponese, saprà di essere pronta per la specializzazione in interpretariato.
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