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susanna botta
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Specializes in:
Medical: DentistryMedical: Instruments
Medical: PharmaceuticalsMarketing / Market Research
Government / PoliticsMedical: Cardiology
Medical: Health CareEconomics

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Portfolio Sample translations submitted: 5
English to Italian: Positron Emission Tomography Imaging of Mu- and Delta-Opioid Receptor Binding in Alcohol-Dependent and Healthy Control Subjects
General field: Medical
Detailed field: Medical (general)
Source text - English
I T IS GENERALLY accepted that the mesocorticolimbic
system mediates the rewarding effects of most drugs of
abuse including alcohol (Herz, 1998). Within this key region
of the brain, the reinforcing effects of alcohol are modulated
in part by an increase in the neurotransmission of opioid peptides
and dopamine (for review, see Oswald andWand, 2004).
The endogenous opioid peptides (b-endorphin, enkephalins,
and dynorphins) bind to different subtypes of the opioid
receptor (OR). Specifically, b-endorphin binds with equal
affinity to mu-opioid receptor (MOR) and delta-opioid receptor
(DOR) subtypes. Enkephalins also bind to MOR and
DOR subtypes but show a 20-fold greater affinity for
DOR subtypes. b-endorphin and enkephalin opioid peptides
increase dopamine neurotransmission within the nucleus
accumbens via interactions with the MOR and DOR (Koob
et al., 1998).
Translation - Italian
E' opinione comune che il sistema limbico mesocorticale svolga un ruolo di mediatore nei confronti dell'effetto gratificante prodotto dall'abuso di numerose sostanze, tra cui l'alcool (Herz, 1998). All'interno di quest'area fondamentale del cervello, gli effetti di rinforzo prodotti dall'alcool vengono in parte modulati da un aumento della neurotrasmissione dei peptidi oppioidi e della dopamina (per un esame approfondito della questione, si rimanda a Oswald e Wand, 004). I peptidi oppioidi endogeni (β-endorfine, encefaline e dinorfine) si legano ai diversi sottotipi di receptori oppioidi (OR). Più specificamente, le β-endorfine si legano con pari affinità ai sottotipi del recettore oppioide Mu (MOR) e Delta (DOR). Anche le encefaline si legano ai sottotipi MOR e DOR, ma presentano un'affinità venti volte maggiore per il sottotipo DOR. I peptidi oppioidi delle β-endorfine e delle encefaline aumentano il livello di neurotrasmissione della dopamina all'interno del nucleo accumbens, tramite l'interazione con i MOR e i DOR (Koob e coll. 1998).
English to Italian: Guide to Practice Management for Smalland Medium-sized Practices
General field: Bus/Financial
Detailed field: Management
Source text - English
7.2.3 Ethics threats
Ethics threats put your ethical position at risk. There are fi ve types of ethics threats identifi ed by the IESBA Code. These are
discussed below with examples given for each.
1. Self-interest
The threat is that you will act in your self-interest over the interest of your client. A fi nancial or other interest may inappropriately
infl uence your judgment or behavior.
2. Self-review
The threat arises when you have to evaluate or form a judgment on a past service provided by your fi rm, or by yourself.
3. Advocacy
The threat arises when you advocate the position or interest of your client. You may promote a particular position in favor of certain
interests to the point that your objectivity is compromised.
4. Familiarity
The threat arises when you become too familiar with your client. A long or close relationship with a client or a related party may mean
you may become too sympathetic towards their interest.
5. Intimidation
The threat arises when you are intimidated by your client to act in a certain way. You may be placed under pressure and your
objectivity may become compromised. The pressures may be actual or perceived.
Each of these ethics threats could occur on its own at some stage during the client relationship. There may also be times when more
than one threat occurs at once, or in extreme cases, all fi ve ethics threats could occur together. This may place the practitioner and
their fi rm under extreme pressure to compromise their fundamental principles and ethical positions.
Translation - Italian
7.2.3 I rischi di natura etica
Con questa espressione si indicano tutte quelle situazioni che potrebbero rappresentare per lo studio un rischio sotto il profilo deontologico. Il codice IESBA individua cinque diverse tipologie di minaccia, ciascuna delle quali sarà illustrata nelle pagine seguenti.
1. Interesse personale
La minaccia consiste nella tentazione di agire in base ad un interesse personale anziché nell’interesse del cliente. La presenza di interessi di natura finanziaria o di altra natura potrebbe incidere in maniera impropria sul giudizio o sul comportamento del professionista.
2. Autoriesame
La minaccia si verifica quando il professionista si trova nella circostanza di dover valutare o emettere un giudizio su una prestazione fornita in passato dallo studio dallo stesso professionista.
2. Patrocinio
La minaccia si verifica quando il professionista si schiera a difesa degli interessi del proprio cliente. Il rischio è che tale posizione venga spinta fino al punto di compromettere la propria obiettività professionale.
3. Familiarità
I rischi nascono quando il professionista instaura rapporti di eccessiva familiarità con il cliente: un rapporto di lunga durata o di grande vicinanza con un cliente o una persona a lui collegata potrebbe indurlo a essere eccessivamente sensibile ai suoi interessi.
4. Intimidazione
Questa tipologia di rischio si verifica quando il cliente cerca di indurre il professionista ad agire in un determinato modo con atteggiamenti minacciosi o con pressioni di vario genere, fino al punto di comprometterne l’obiettività professionale. Le minacce esercitate dal cliente possono essere reali o anche soltanto percepite come tali.
Ognuna di queste situazioni può verificarsi indipendentemente dalle altre, in una qualsiasi fase della relazione con il cliente. In alcune circostanze il professionista potrebbe trovarsi in presenza di una sola di queste minacce o, nei casi più estremi, di tutte e cinque contemporaneamente. Evidentemente, in casi del genere, il professionista e lo studio si troverebbero in una situazione di estrema difficoltà, con il rischio di venir meno ai loro principi fondamentali e al loro senso etico.


English to Italian: Registration as a defence to claims in unjust enrichment: Australia and England compared
General field: Law/Patents
Detailed field: Law (general)
Source text - English
The aim of this article is to examine and compare the Australian and English statutory land title registration frameworks to determine their impact on claims in unjust enrichment. The effect of registration on claims in unjust enrichment is notoriously uncertain. There are two main sources of this problem. The first stems from the pubescent character of unjust enrichment law in those jurisdictions: until relatively recently, it was still in its infancy and key aspects of its structure and content were unsettled. In particular, it took some time for it to become clear that rights in unjust enrichment arise independently of contact and of wrongdoing, incorporate both common law and equitable doctrines and have both personal and proprietary restitutionary consequences.1 Given that uncertainty, any attempt to reason by analogy with the effects of registration on other categories of claim was necessarily difficult.
Translation - Italian
L’articolo si propone di esaminare e comparare tra loro i sistemi di registrazione immobiliare in vigore in Australia e in Inghilterra, al fine di determinarne l’incidenza sui procedimenti intentati per arricchimento ingiustificato. Come è noto, gli effetti della registrazione su questo tipo di rivendicazioni sono incerti, per due ordini di motivi. Il primo è legato allo stadio adolescenziale in cui si trovano le leggi sull’ingiusto arricchimento nelle giurisdizioni in esame: fino a poco tempo fa la normativa era appena agli albori, ed aspetti fondamentali di carattere strutturale e di merito non erano stati ancora definiti. Più specificamente, è occorso del tempo prima di chiarire che i diritti, nell’arricchimento ingiustificato, sorgono in maniera del tutto indipendente dal contatto e dall’illecito, incorporano principi di common law e di equity, e producono conseguenze di tipo sia indennitario che restitutorio. 1 Alla luce di tale incertezza, qualunque tentativo di ragionare per analogia con gli effetti della registrazione su altre categorie di azioni di rivalsa risulta necessariamente arduo.
English to Italian: Classificazione e Indicazioni dei Restauri In Zirconia in base allo Spessore e al Design della Stratificazione
General field: Medical
Detailed field: Medical: Dentistry
Source text - English
Classification and Indication of Zirconia Restorations According to Layering Design and Thickness
……..
*Dental technician, Irvine, California
Dental technicians, under the direction of the dentist, are responsible for fabricating restorative devices that contribute to the overall restoration of the patient’s oral health. At times, technicians are also tasked with fabricating prosthetic devices that functionally and esthetically restore tooth morphology, color, and alignment in line with a patient’s specific desires. In taking on such tasks, the dental technician faces the challenge of creating prostheses that mimic natural teeth as closely as possible.
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However, there are no standardized formulas for mimicking nature in such a way. And even if there were, any resulting dental prosthesis would only end up being limited by such standards, ultimately failing to resemble natural design.
As technicians, we are at a disadvantage when comparing our work to the design of the natural teeth. Therefore, we must exhaust all possibilities to overcome such challenges. The restorative devices that we fabricate must not be recognizable as such; rather, they must be indistinguishable from natural teeth and fulfill the needs and desires of the modern patient.
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Over the years, numerous materials and techniques have been developed to aid in achieving the simple yet lofty goals of natural looking beauty and lasting durability. We have consistently faced challenges in this field, ultimately resulting in new ideas and schools of thought. There have been many technologic advances and newly emerging concepts in prosthodontics and esthetic rehabilitation in recent years. The most significant developments have ultimately been the development and evolution of new, better materials, as well as the broadening of the range of applications of such materials.
When zirconia was first introduced into the field of restorative dentistry, it was often referred to as “white metal,” and its reception was mixed due to its low translucency. Following this, the efforts of manufacturers, researchers, and clinicians led to the development of a highly translucent zirconia, which was achieved via increased yttria content and a mixture of cubic crystals. However, the increase in translucency came at the expense of the naturally high strength of the material.
I would like to take a moment here to go back to the transitional period of all-ceramic restorations. Due to its high translucency, aluminum oxide (alumina) was at one time the most widely used material for CAD/CAM all-ceramic restorations. But despite its favorable translucency, alumina restorations were consistently plagued by problems of chipped margins, cracking during fabrication, and overall instability in the oral environment.
This was because the bending strength of the material was approximately 600 to 700 MPa, with a fracture toughness of 4.0 to 4.8 MPa (......). These concerns regarding its strength are what eventually led zirconia to be introduced into the dental market a few years later. Although it was characterized by high strength, the dental zirconia introduced at the time was opaque, which in turn led to criticism regarding its esthetics. With that said, much progress has been made over the years, and the challenges surrounding translucency have been largely resolved in the area of zirconia-based restorations. Highly translucent zirconia is now widely available. What is interesting, however, is that the most translucent dental zirconia available today has a strength of about 550 MPa, which is lower than that of alumina.
It is somewhat of a paradox that clinicians, who at one time were concerned about the low strength of dental alumina, now prefer the use of high-translucency zirconia, which is characterized by even lower strength. Perhaps with the introduction of lithium disilicate glass-ceramic to the dental market, these comparisons of strength have simply ceased to be relevant. Whatever the case, the fact of the matter is that high-translucency zirconia has become one of the premier materials used in the field today.
In our efforts to achieve oral rehabilitation, two main goals that we wish to accomplish as dental technicians are long-term practical function and superior esthetics. Therefore, in each case, the careful consideration of the patient’s dentition, occlusion, and esthetics are paramount in making appropriate decisions regarding material selection and structural design.
ZIRCONIA IS NOT WHITE METAL
As mentioned previously, zirconia is sometimes referred to as “white metal.” It is an esthetic and safe material with high strength, toughness, and biocompatibility. Because of these characteristics, zirconia has become a mainstay in various industries, even outside of dentistry. While zirconium (Zr) is classified as a metal in the periodic table of elements (see Fig 1), zirconia (ZrO2) is a metal oxide and therefore classified as a ceramic material. Thus, in reality, zirconia is not a “white metal” at all. It is important to be aware of this distinction if we are to use it correctly and appropriately when fabricating our cases.
Like alumina, which is a metal oxide of aluminum, zirconia is a metal oxide of zirconium. When oxidized from zirconium, it loses its metallic properties and is transformed into a ceramic. One primary difference between metals and ceramics is that metals will deform when too much force is applied, while ceramics, instead of deforming, will fracture when they reach their limit.
In the industrial field, high-strength ceramic materials such as zirconia and alumina are known as fine ceramics, which are characterized not only by their high strength but also by their superior optical properties, acid/alkali resistance, and precision.
Although dental zirconia is far more esthetic when compared to metal due to its white color, zirconia in general is less translucent compared to other ceramics such as glass-based materials and alumina. The translucency of zirconia is correlated to its strength, thereby making it highly dependent on the formulation of materials and its crystalline structure during the manufacturing process.
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Fig 1 The periodic table. No. 40 zirconium and no. 22 titanium are in the same family of metals. However, when oxidized to become zirconium dioxide
(ZrO2), zirconia loses its metal characteristics and is transformed into a ceramic, much like alumina.
Let us now take a look at zirconium, the basis of zirconia, on the periodic table of elements (Fig 1). The vertical columns of the periodic table are called “groups,” which are made up of elements with similar properties. Gold (Au) and silver (Ag), both frequently used in dentistry, are in the same group (vertical column), as are platinum (Pt), palladium (Pd), and nickel (Ni). These are all elements with high biocompatibility. In a similar vein, zirconium (Zr) is found in the same group as titanium (Ti), which is also often used in dentistry. It should also be understood that zirconium, which is a metal, and zirconia, which is a ceramic, are artificially made from a mineral called zircon (ZrSiO4), which is buried naturally in the earth.

STRENGTH AND TRANSLUCENCY OF CUBIC ZIRCONIA AND ZIRCONIA
Zirconia changes its crystal structure and properties depending on the ambient temperature. In general, pure zirconia (without solid solution or additives) is in a monoclinic crystal state at room temperature, making it difficult to use in dentistry due to its low strength and translucency. The crystal structure undergoes a phase transition to a high-strength tetragonal crystal with about 4% shrinkage when fired at 1,170°C or higher, and subsequently transitions to a highly translucent cubic crystal at 2,370°C.
Due to its tendency to revert back to the monoclinic crystal state when returned to room temperature, yttria is added to stabilize the material, thereby allowing it to maintain its strength. After this process, it becomes what is known as partially stabilized zirconia, which is the material that is used in dental and industrial applications.
The relationship between the strength and translucency of the zirconia changes depending on the amount of yttria that is added. For example, when mixed with about 3 mol% (5.4 wt%) yttria (3Y), the
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strength of the material is as high as 1,000 to 1,200 MPa, but the translucency is low (opaque), making it appropriate for use in bridge cases. Zirconia mixed with 4 mol% yttria (4Y) demonstrates a strength of 700 to 900 MPa, and its balance of strength and translucency allows for its use in anterior cases. Finally, zirconia mixed with more than 5 mol% yttria (Y5) is classified as high-translucent zirconia (with a strength of 550 MPa); demonstrating qualities similar to lithium disilicate, it is generally indicated for use in anterior single crowns.
While exact formulas are not publicly disclosed, if we take ....... as an example, HTML and STML are recognized as equivalent to 4Y, while UTML is considered equivalent to 5Y. (Y indicates the yttria content. For example, 3Y indicates that the mixture is made up of 3 mol% [5.4 wt%] yttria with respect to the total of 100 mol%, which includes zirconia. Note also that mol% is a percentage of the total amount of substance, and wt% [weight percent] may also be used as a unit of measure.)
Originally, 3 mol% yttria was added to the partially stabilized zirconia to increase strength and stabilize the material. The amount of yttria was then further increased and heat-treated at higher temperatures to produce a cubic crystalline structure, thereby increasing translucency. The resulting material is what is used today to fabricate monolithic crowns. At 5Y, the strength of cubic zirconia is nearly equivalent to that of lithium disilicate glass.
The solid solution of yttria in zirconia occurs when yttria dissolves into zirconia crystals at 1,000°C. Zirconia crystals grow when treated with heat and interface binding begins between neighboring crystals. The yttria’s function in these two processes is to “stabilize” the zirconia crystals, which shift back and forth between the monoclinic and tetragonal (strongly bound) crystal states as the temperature changes between room temperature and high temperature (1,200°C or higher).
However, this stabilization does not reach 100% stability, and the resulting zirconia is referred to as yttria partially stabilized zirconia due to its characteristic of reverting back to its monoclinic state when affected by external stimuli (such as sandblasting, cracking, low temperature degradation, etc).
The most stable and balanced range of high-strength (tetragonal) zirconia is called 3Y zirconia. With the increase of added yttria solid solution, the crystals grow larger in size. This in turn reduces the number of times light is transmitted through the crystals, resulting in increased translucency. Rather than being completely transparent, the surface of each crystal can be likened to ground glass, meaning that light is scattered at the surface, reducing the penetration of light. When multiple layers of this type of glass are overlayed, the light is diffused at each layer, thereby reducing the amount of transmitted light.
For example, if 1.0 mm of zirconia coping were to consist of crystals with an edge length of 0.1 mm, light would transmit through the crystals nine times before passing through the entire material. If this crystal size were increased to an edge length of 0.5 mm, less light would scatter, and the light would transmit through the crystals only once. This means that more light would actually make it through the zirconia, thereby increasing its translucency. At the same time, however, the increase in crystal size would reduce the bonding area between crystals, thus resulting in a decrease in strength.
Zirconia without yttria solid solution requires a temperature of 2,370°C (2,700°C for complete dissolution) to generate cubic crystals. On the other hand, zirconia with yttria solid solution is able to generate cubic crystals at temperatures lower than 2,300°C, allowing the cubic crystals to remain even after returning to room temperature.
In regard to the aforementioned 3Y zirconia, its crystal structure changes partially to cubic crystals at 1,500°C, while most of the cubic crystals return to a tetragonal crystal structure upon returning to room temperature.
CUTBACK OF THE LABIAL SURFACE AND ZIRCONIA LINGUAL BACKING DESIGN
Material characteristics
Building upon the previous discussion, we can now understand that zirconia has unique material characteristics and differences in strength. As the reader may already know, it is important to accurately identify which materials should be used for each case; available materials include lithium disilicate glass-ceramics and metal framework restorations. This section focuses solely on zirconia and provides some case examples on selection of strength, translucency, and frame design. We will take into consideration the possibility of layering, the tonal characteristics of the existing natural teeth, the positioning and quantity of the restoration, as well as the occlusion.
The following cases have been limited to anterior restorations and categorized into four types of layering thickness of zirconia, along with five types of lingual surface backing. By using a combination of these nine designs, it is possible to create restorations most appropriate for each case (Fig 2).
Translation - Italian
Classificazione e Indicazioni dei Restauri In Zirconia in base allo Spessore e al Design della Stratificazione…….
*Odontotecnico, Irvine, California


Il ruolo degli odontotecnici è quello di fabbricare, in base alle indicazioni dell’odontoiatra, soluzioni restaurative che contribuiscano a ripristinare la salute orale complessiva del paziente. Talvolta al laboratorio odontotecnico viene anche chiesto di realizzare manufatti protesici in grado di riprodurre, dal punto di vista funzionale ed estetico, la morfologia, il colore e l'allineamento dei denti in modo tale da soddisfare richieste specifiche espresse dal paziente. Per riuscirvi, l'odontotecnico dovrà creare protesi biomimetiche, che riproducano il più fedelmente possibile la dentatura naturale.
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Sfortunatamente, non esistono formule standardizzate per imitare in tal modo la natura e comunque, se pure esistessero, qualsiasi protesi dentale così concepita finirebbe per essere limitata da tali standard, e non riuscirebbe, in definitiva, a riprodurre il disegno naturale.
Come odontotecnici, partiamo evidentemente da una posizione di svantaggio nel confronto tra il nostro lavoro con il design dei denti naturali, e di conseguenza dobbiamo sfruttare ogni opportunità per riuscire a superare questa sfida. I restauri che realizziamo non devono essere riconoscibili come tali; al contrario, devono essere indistinguibili dai denti naturali e al contempo soddisfare le esigenze e le aspettative del paziente moderno.
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Nel corso degli anni, sono stati sviluppati numerosi materiali e tecniche diversi mirati al raggiungimento dell’obiettivo tanto semplice quanto ambizioso di un’estetica naturale e duratura nel tempo. Le continue sfide da noi affrontate in questo campo alla fine hanno dato vita a nuove idee e nuove scuole di pensiero. Recentemente, sono stati compiuti importanti progressi tecnologici e sono emersi nuovi concetti nel campo della protesica e della riabilitazione estetica. Gli sviluppi più significativi sono stati lo sviluppo e l'evoluzione di nuovi e migliori materiali e l'ampliamento del loro campo di applicazione.
Quando l'ossido di zirconio venne introdotto per la prima volta nel settore dell'odontoiatria restaurativa, veniva spesso definito "metallo bianco" e accolto con una certa riluttanza a causa della sua scarsa traslucenza. In seguito, l’impegno di produttori, ricercatori e clinici ha portato allo sviluppo di una zirconia a traslucenza elevata, grazie al maggior contenuto di ossido di ittrio e a una miscela di cristalli cubici. Tuttavia, l’aumento di traslucenza è stato ottenuto a scapito dell’alto livello di resistenza naturale del materiale.
Soffermiamoci un momento sul periodo di transizione dei restauri in ceramica integrale. Grazie alla sua elevata traslucenza, l'ossido di alluminio (allumina) costituiva un tempo il materiale più utilizzato per i restauri in ceramica integrale realizzati in modalità CAD/CAM. Tuttavia, malgrado tale proprietà, i restauri in allumina erano costantemente afflitti da problemi di scheggiatura dei margini, fessurazione durante la fabbricazione e di instabilità complessiva una volta inseriti nel cavo orale.
Ciò era dovuto al fatto che la resistenza alla flessione del materiale era di circa 600-700 MPa, con una tenacità alla frattura compresa tra 4,0 e 4,8 MPa. Le perplessità in merito alla sua resistenza portarono, alcuni anni dopo, all'introduzione della zirconia sul mercato odontoiatrico. Sebbene caratterizzata da un'elevata resistenza, la zirconia dentale introdotta all'epoca era opaca, e per questo motivo sollevò critiche riguardo al suo valore estetico. Ciò detto, nel corso degli anni sono stati compiuti molti progressi e nel campo dei restauri a base di zirconia le difficoltà legate alla sua traslucenza sono state in gran parte risolte e oggi la zirconia a traslucenza elevata è ampiamente utilizzata. L'aspetto interessante, tuttavia, è che la zirconia dentale più traslucido oggi disponibile presenta una resistenza di circa 550 MPa, inferiore a quella dell'allumina.
Sembrerebbe quasi un paradosso che i clinici, un tempo preoccupati per la bassa resistenza dell'allumina dentale, preferiscano oggi utilizzare la zirconia ad alta traslucenza, caratterizzata da una resistenza ancora inferiore. Forse, con l'introduzione della vetroceramica al disilicato di litio, i confronti basati sulla resistenza hanno semplicemente cessato di essere rilevanti. Comunque sia, il dato di fatto è che la zirconia a traslucenza elevata è diventata uno dei materiali oggi più utilizzati nel settore.
Per raggiungere la riabilitazione orale, i due obiettivi principali che ci proponiamo di raggiungere come odontotecnici sono quello di una funzionalità pratica che duri nel tempo e quello di un'estetica di livello superiore. Pertanto, in ogni caso che affrontiamo, l’accurata analisi della dentatura, dell'occlusione e dell'estetica del paziente rappresentano tappe fondamentali ai fini della scelta del materiale appropriato e della progettazione della struttura.
LA ZIRCONIA NON È METALLO BIANCO
Come accennato in precedenza, la zirconia viene talvolta definita "metallo bianco". Si tratta di un materiale estetico e sicuro, dotato di elevata resistenza, tenacità e biocompatibilità. Grazie a queste caratteristiche, la zirconia rappresenta ormai un punto fermo in diversi comparti, anche al di fuori dell'odontoiatria. Mentre lo zirconio (Zr) è classificato come metallo nella tavola periodica degli elementi (vedi Fig. 1), la zirconia (ZrO2) è un ossido metallico e di conseguenza è classificata come materiale ceramico. Quindi, la zirconia non è affatto un "metallo bianco". È importante tenere presente questa distinzione per poterla utilizzare in modo corretto e appropriato nella realizzazione dei nostri manufatti.
Al pari dell'allumina, che è un ossido metallico dell’alluminio, la zirconia è un ossido metallico dello zirconio. Lo zirconio, quando viene ossidato, perde le sue proprietà metalliche, trasformandosi in ceramica. Una differenza fondamentale tra metalli e ceramiche è che i metalli si deformano quando viene applicata una forza eccessiva, mentre le ceramiche, quando raggiungono il loro valore di resistenza massima, anziché deformarsi si fratturano.
In campo industriale, i materiali ceramici ad elevata resistenza, come la zirconia e l'allumina, sono noti come ceramiche avanzate (fine ceramics), caratterizzate non solo da un'elevata resistenza, ma anche da proprietà ottiche superiori, resistenza agli acidi e agli alcali e precisione.
Sebbene la zirconia odontoiatrica sia di gran lunga più estetica rispetto al metallo, grazie al colore bianco, la zirconia in generale è meno traslucida rispetto ad altre ceramiche come i materiali a base di vetro e l'allumina. La traslucenza dell'ossido di zirconio è correlata alla sua resistenza, il che la rende fortemente dipendente dalla formulazione dei materiali e dalla sua struttura cristallina nel corso del processo di produzione.
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Fig. 1 La tavola periodica. Lo zirconio n. 40 e il titanio n. 22 appartengono alla stessa famiglia di metalli. Tuttavia, quando viene ossidata in biossido di zirconio (ZrO2), la zirconia perde le sue caratteristiche metalliche e si trasforma in una ceramica, analogamente all'allumina.
Osserviamo adesso lo zirconio, base della zirconia, nella tavola periodica degli elementi (Fig. 1). Le colonne verticali della tavola periodica sono chiamate "gruppi", e sono composte da elementi aventi proprietà simili. L'oro (Au) e l'argento (Ag), entrambi spesso utilizzati in odontoiatria, appartengono al medesimo gruppo (colonna verticale), così come il platino (Pt), il palladio (Pd) e il nichel (Ni). Sono tutti elementi con un'elevata biocompatibilità. Analogamente, lo zirconio (Zr) si trova nello stesso gruppo del titanio (Ti), anch'esso spesso utilizzato in odontoiatria. Va inoltre precisato che lo zirconio, che è un metallo, e la zirconia, che è una ceramica, sono prodotti artificialmente da un minerale chiamato zircone (ZrSiO4), che si trova in natura nelle profondità del terreno.

RESISTENZA E TRASLUCENZA DELLA ZIRCONIA CUBICA E DELLA ZIRCONIA
La struttura cristallina e le proprietà della zirconia cambiano in base alla temperatura ambientale. In generale, la zirconia (senza additivi o soluzione solida) si trova in uno stato cristallino monoclino a temperatura ambiente, il che ne rende difficoltoso l'utilizzo in odontoiatria, dato il basso valore di resistenza e traslucenza. La struttura cristallina subisce una transizione di fase, trasformandosi in un cristallo tetragonale ad alta resistenza, con una contrazione di circa il 4%, quando viene sottoposta a una temperatura di 1170°C o superiore, per poi assumere una struttura cristallina cubica altamente traslucida a 2370°C.
Data la sua tendenza a ritornare allo stato cristallino monoclino quando riportato a temperatura ambiente, per stabilizzare il materiale e consentirgli di conservare la propria resistenza, viene aggiunto ossido di ittrio. A seguito di questo processo, si forma la cosiddetta zirconia parzialmente stabilizzata, ossia il materiale utilizzato nelle applicazioni dentali e industriali.
Il rapporto tra la resistenza e la traslucenza della zirconia varia a seconda della quantità di ossido di ittrio aggiunta. Ad esempio, quando viene miscelata con circa 3 mol% (5,4 wt%) di ossido di ittrio (3Y), la resistenza del materiale è elevata, raggiungendo i 1000-1200 MPa, ma la sua traslucenza è bassa (opaca), il che lo rende adatto per la fabbricazione di ponti. La zirconia, miscelata con il 4% di moli di ossido di ittrio (4Y) ha una resistenza di 700-900 MPa e il bilanciamento tra resistenza e traslucenza ne consente l'uso per i settori anteriori. La zirconia miscelata con più del 5% di moli di ossido di ittrio (5Y), infine, è classificata come zirconia ad alta traslucenza (550 MPa di resistenza). La zirconia a traslucenza elevata, dimostrando qualità simili al disilicato di litio, è generalmente indicata per la realizzazione di corone singole nei settori anteriori.
Sebbene le formule esatte non siano mai state rivelate, se prendiamo come esempio la zirconia ……, le versioni HTML e STML sono riconosciute come equivalenti a 4Y, mentre la versione UTML è considerata equivalente a 5Y. (La lettera Y indica il contenuto di ossido di ittrio). Ad esempio, 3Y indica che la miscela è composta da 3 moli [5,4% del peso] di ossido di ittrio rispetto al totale di 100 moli, che include la zirconia. Si noti inoltre che l’espressione mol% indica la percentuale rispetto al totale della sostanza, e che l’espressione wt% [peso percentuale] può essere anch’essa utilizzata come unità di misura).
Originariamente, alla zirconia parzialmente stabilizzata venivano aggiunte 3 mol% di ossido di ittrio per stabilizzare il materiale e aumentarne la resistenza. La quantità di ossido di ittrio è stata poi ulteriormente incrementata e trattata a temperature più elevate, al fine di produrre una struttura cristallina cubica, per aumentare la traslucenza. Il materiale così ottenuto è quello che viene oggi utilizzato per fabbricare corone monolitiche. A 5Y, la resistenza della zirconia cubica è quasi equivalente a quella del vetro a base di disilicato di litio.
La soluzione solida dell'ossido di ittrio nella zirconia si verifica quando l'ossido di ittrio si dissolve in cristalli di zirconia, a una temperatura di 1000°C. I cristalli di zirconia crescono quando vengono trattati termicamente e si comincia a instaurare il legame di interfaccia tra cristalli adiacenti. La funzione dell'ossido di ittrio in questi due processi è quella di "stabilizzare" i cristalli di zirconia, che passano dallo stato monoclino a quello tetragonale e viceversa (con un legame forte) al variare della temperatura tra temperatura ambiente e temperatura elevata (pari a 1200°C o maggiore).
Tuttavia, questa stabilizzazione non raggiunge il 100% di stabilità e la zirconia che ne risulta viene definita zirconia parzialmente stabilizzata con ossido di ittrio, a causa della sua caratteristica di ritornare allo stato monoclino per effetto di stimoli esterni (come sabbiatura, fessurazione, degradazione a bassa temperatura, ecc.)
La forma più stabile e bilanciata della zirconia ad alta resistenza (tetragonale) è chiamata zirconia 3Y. Con l’aggiunta di una maggiore quantità di soluzione solida di ossido di ittrio, i cristalli aumentano di volume, riducendo di conseguenza il numero di volte in cui la luce viene trasmessa attraverso i cristalli stessi, con conseguente aumento della traslucenza. Anziché essere completamente trasparente, la superficie di ogni cristallo potrebbe essere paragonata a quella di un vetro smerigliato, il che significa che la luce viene dispersa in superficie, riducendone la penetrazione. Sovrapponendo più strati di questo tipo di vetro, la luce viene diffusa in ogni strato, riducendo così la quantità di luce trasmessa.
Per fare un esempio, se una cappetta di zirconia da 1,0 mm fosse costituita di cristalli con una lunghezza marginale di 0,1 mm, la luce verrebbe trasmessa attraverso i cristalli nove volte, prima di attraversare l'intero materiale. Se la dimensione dei cristalli venisse aumentata fino a raggiungere una lunghezza marginale di 0,5 mm, si avrebbe una minore dispersione della luce, che si trasmetterebbe attraverso i cristalli una sola volta. Questo significa che una maggiore quantità di luce riuscirebbe ad attraversare la zirconia, aumentandone la traslucenza. Allo stesso tempo, però, l'aumento delle dimensioni dei cristalli ridurrebbe l'area di legame tra i cristalli, con il risultato di una minore resistenza.
Nel caso della zirconia senza soluzione solida di ossido di ittrio, per generare cristalli cubici è necessaria una temperatura di 2370°C (2700°C per la dissoluzione completa). Dal canto suo, la zirconia con soluzione solida di ossido di ittrio è in grado di generare cristalli cubici a temperature inferiori a 2300°C, permettendo la conservazione dei cristalli cubici anche dopo il ritorno a temperatura ambiente.
Nel caso della zirconia 3Y di cui sopra, a 1500°C la struttura cristallina si trasforma parzialmente in cristalli cubici, la maggior parte dei quali ritorna a una struttura tetragonale una volta tornata a temperatura ambiente.
CUTBACK DELLA SUPERFICIE LABIALE E DESIGN DEL SUPPORTO LINGUALE IN ZIRCONIA
Caratteristiche dei materiali
Sulla base di quanto affermato in precedenza, possiamo concludere che l'ossido di zirconio presenta caratteristiche uniche e differenze nel grado di resistenza del materiale. Come il lettore saprà, è importante selezionare con precisione i materiali da utilizzare per ciascun caso clinico; i materiali disponibili comprendono le vetroceramiche a base di disilicato di litio e i restauri con struttura metallica. In questo paragrafo ci concentreremo esclusivamente sulla zirconia, fornendo alcuni esempi di casi reali, con le relative decisioni in merito a resistenza, traslucenza e design della struttura. Prenderemo in considerazione la possibile stratificazione, le caratteristiche cromatiche dei denti naturali presenti, il posizionamento e la quantità dei restauri da realizzare, e naturalmente l'occlusione.
I casi seguenti si riferiscono esclusivamente a restauri anteriori, classificati in base allo spessore della stratificazione in zirconia (4 tipi) e al tipo di supporto della superficie linguale (5 tipi). Combinando tra loro questi nove design, è possibile individuare i restauri più appropriati per ciascun caso (Fig. 2).
English to Italian: COMPENDIUM OF GOOD PRACTICES IN PEDAGOGICAL PERSPECTIVE
Detailed field: Education / Pedagogy
Source text - English
3. The good practices in pedagogical perspective
3.1 Problems addressed by the good practices
As already seen, educational ineffectiveness, malaise and dropout are widespread phenomena in VET schools and, more generally, in young people. As anticipated in the introduction, to tackle this problem there are four “attack points” , that are variously represented in the collected body of practices:
1. Welcoming/guidance
2. Well-being and motivation
3. Self-directed learning
4. Problem-based learning
Welcoming/guidance is found in several practices: these are dedicated and focused on newcoming students, under the assumption that the first weeks (or days!) in the school are crucial for creating confidence and comfort. By communicating care, assistance, and psychological safety, the school creates the conditions for students to be available and work on their own socio-emotional aspects. Welcoming practices are often game-based (#5, #22) or art-based (#1, #9). They can take advantage of group support (#10, #25, #26) and they can be focused on assessing and revealing the student’s characteristics, strengths and weaknesses, to allow a more aware and personalized development program aided by specific support relationships (#6, #7, #25).
Well-being and motivation for every student and for the communities (class, school, area and more) are another attack point to reduce educational ineffectiveness, malaise and dropout. Almost all good practices in this Compendium are reported to be effective to increase well-being and motivation. They do so by pursuing different goals and by focusing different aspects of the person and the context (see below). The School a house of well being (#21), for example, is a practice aimed at increasing school performance and the quality of interpersonal relationships by promoting a culture of well-being at school. The practice employs specific activities for encouraging, stimulating self-esteem, and valuing students at risk.
Self-directed learning has to do with individual self-awareness, with the ability to choose and with an empowering environment that allows for a non-standardized path for each and every student. Self-directed learning can be a crucial element in motivating and re-motivating students who are failing or who live particular fatigue conditions. Take for example NEETs for NEETs (#11), a practice aimed at re-engaging young adults in training courses through alternative learning proposals that envisage their direct participation in the creation of teaching content. Several practices (#4, #18, #19) propose assessment tools that are shared and jointly used with the student. Gamification and digital tools (#5) may also help.
The last attack point is problem-based learning, a well studied didactic approach connected to motivation as well as to the development of non-technical skills and competences. Problem-based practices are those that are focused on the student’s real problems, and aimed at finding viable solutions (hence, naturally very interesting for the student). Pitstop (#12), Rebound (#15), Walk of life (#25) are examples. Some practices employ project-based learning (PBL), i.e., they involve groups of students in all the phases from analysis to realization of a particular initiative or product. Cultures in our classroom (#3), Public events and products (#14) and Recipe book project (#16) are examples of this kind; they involve intensive contact with the community surrounding the school; the latter is an added value for community building and for the development of students’ citizenship competences.
In Serious game (escape room) (#22) students receive the assignment of designing a serious game or ‘normal’ game, such as an escape room or board game. They are challenged on skills such as creativity, research skills and perseverance. The final product – the serious game, escape room or board game – is later used as a tool for other students.

Several good practices collected in this Compendium are explicitly aimed to addressing some problems that are long-standing or peculiar of today’s VET schools.
Translation - Italian
2.Le buone pratiche in una prospettiva pedagogica
3.1 Problemi affrontati dalle buone pratiche
Come già visto, l'inefficacia educativa, il malessere e l'abbandono sono fenomeni ampiamente diffusi negli istituti IFP e, più in generale, nei giovani. Come anticipato nell'introduzione, per affrontare questo problema ci sono quattro "punti di attacco" , che sono variamente rappresentati nel corpus di pratiche raccolte:
1. Accoglienza/orientamento
2. Benessere e motivazione
3. Apprendimento autonomo
4. PBL
L’accoglienza/orientamento è presente in diverse pratiche: queste sono dedicate e focalizzate sugli studenti appena arrivati, partendo dal presupposto che le prime settimane (o i primi giorni!) nella scuola sono cruciali per creare fiducia e fare sentire a proprio agio. Comunicando cura, assistenza e sicurezza psicologica, la scuola crea le condizioni affinché gli studenti siano disponibili e lavorino sui propri aspetti socio-emotivi. Le pratiche di accoglienza sono spesso basate sul gioco (#5, #22) o sull'arte (#1, #9). Possono avvalersi del supporto di gruppo (#10, #25, #26) ed essere incentrate sulla valutazione e sulla rivelazione delle caratteristiche, dei punti di forza e di debolezza dello studente, per consentire un programma di sviluppo più consapevole e personalizzato, con l’aiuto di adeguate relazioni di supporto (#6, #7, #25).
Il benessere e la motivazione di ogni studente e della comunità (classe, scuola, area e altro) sono un altro punto di attacco possibile per ridurre l'inefficacia educativa, il malessere e l'abbandono. Quasi tutte le buone pratiche presenti in questo Compendio sono state giudicate efficaci per aumentare il benessere e la motivazione. L’obiettivo è raggiunto perseguendo obiettivi diversi e focalizzandosi su aspetti diversi della persona e del contesto (vedi sotto). LaScuola come casa del benessere (n. 21), ad esempio, è una pratica che mira ad aumentare il rendimento scolastico e la qualità delle relazioni interpersonali promuovendo una cultura del benessere a scuola. Per farlo, ci si serve di attività specifiche per incoraggiare, stimolare l'autostima e valorizzare gli studenti a rischio.
L'autoapprendimento è legato all'autoconsapevolezza individuale, alla capacità di scegliere e alla creazione di un ambiente che crea le condizioni per un percorso non standardizzato per ogni singolo studente. L'apprendimento autonomo può rappresentare un elemento cruciale per motivare o rimotivare gli studenti che sono stati bocciati o che vivono in particolari condizioni di difficoltà. Si pensi ad esempio ai NEET per i NEET (#11), una pratica che mira a reinserire i giovani adulti nei corsi di formazione attraverso proposte di apprendimento alternative che prevedono la loro partecipazione diretta alla creazione dei contenuti didattici. Diverse pratiche (#4, #18, #19) propongono strumenti di valutazione condivisi e utilizzati congiuntamente con lo studente. Anche la gamification e gli strumenti digitali (#5) possono essere d'aiuto.
L'ultimo punto di attacco è l'apprendimento basato sui problemi, un approccio didattico ampiamente studiato e legato alla motivazione e allo sviluppo di abilità e competenze non tecniche. Le pratiche basate sui problemi sono quelle che si concentrano sui problemi reali dello studente e mirano a individuare soluzioni praticabili (e come tali, di per sé molto interessanti per lo studente). Pitstop (#12), Rebound (#15), Walk of life (#25) ne sono un esempio. Alcune pratiche impiegano invece l'apprendimento basato sul progetto (PBL), coinvolgendo gruppi di studenti in tutte le fasi, dall'analisi alla realizzazione di una iniziativa o un prodotto particolari. Culture nella nostra classe (#3), Eventi e prodotti pubblici (#14) e Progetto libro di ricette (#16) sono esempi di questo tipo. Tutti implicano uno stretto contatto con la comunità circostante la scuola, che costituisce un valore aggiunto per il community building e per lo sviluppo delle competenze di cittadinanza degli studenti.
In Serious game (escape room) (#22) agli studenti viene assegnato il compito di progettare un serious game o un gioco "normale", come una escape room o un gioco da tavolo. Vengono messe alla prova abilità come la creatività, la capacità di ricerca e la perseveranza. Il prodotto finale - il serious game, l'escape room o il gioco da tavolo - viene poi utilizzato come strumento per altri studenti.

Diverse buone pratiche raccolte in questo Compendio mirano esplicitamente ad affrontare alcuni problemi di vecchia data o peculiari delle scuole IFP di oggi.

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English to Italian (Scuola Superiore per Mediatori Linguistici "Carlo Bo", verified)
Italian to English (Scuola Superiore per Mediatori Linguistici "Carlo Bo", verified)
Italian to English (Associazione Nazionale Interpreti di Conferenza Professionisti)
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