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Quando i legami culturali si allentano...
Thread poster: Silvia DC
Silvia DC
Silvia DC
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Dec 13, 2008

Ciao a tutti,

lavoro attivamente come traduttrice da quasi quattro anni, periodo che coincide con la mia venuta nei Paesi Bassi e mi rendo conto che le condizioni di lavoro qui sono molto più gratificanti rispetto al nostro Bel Paese.
Alla luce di questa considerazione, ho deciso di non rientrare in Italia, almeno per i prossimi cinque anni.
Nonostante ciò, mi rendo conto che più passa il tempo e più mi trovo a interrogarmi sulla resa di determinati concetti e sull'
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Ciao a tutti,

lavoro attivamente come traduttrice da quasi quattro anni, periodo che coincide con la mia venuta nei Paesi Bassi e mi rendo conto che le condizioni di lavoro qui sono molto più gratificanti rispetto al nostro Bel Paese.
Alla luce di questa considerazione, ho deciso di non rientrare in Italia, almeno per i prossimi cinque anni.
Nonostante ciò, mi rendo conto che più passa il tempo e più mi trovo a interrogarmi sulla resa di determinati concetti e sull'uso dei pronomi allocutivi in determinati contesti. Sento che il legame culturale con l'Italia comincia ad allentarsi, anche se continuo a circondarmi di una foltissima e diversificata comunità di italiani (da artisti a ricercatori) ad Amsterdam. Mi rendo conto che quando traduco e cerco di rendere alcuni concetti culturali, mi trovo a interrogarmi più spesso di prima su quale sia il modo più corretto e standard per inquadrare perfettamente il tema. Certo è che in alcuni casi, la realtà italiana è a sua volta pluriframmentata e per rendere un banalissimo "take out the trash" in italiano si deve considerare un "portare fuori il secchio" in alcune città lombarde, oppure "buttare la spazzatura" in altre.

Insomma, cosa consigliate di fare quando all'orizzonte si intravede la minaccia (e drammatizzo) di una minore percezione verso l'elemento culturale italiano?

Grazie e a presto,

Silvia
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Chiara Santoriello
Chiara Santoriello  Identity Verified
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Il mio parere Dec 14, 2008

Ciao Silvia,

sono fermamente convinta che serva conoscere bene la lingua di partenza, ma ancora di più quella di arrivo, quindi vivere nel paese della lingua verso la quale si traduce è a mio avviso indispensabile. Questo per convinzione ed esperienza. Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.

Vedo inoltre che molte agenzie richiedono traduttori di madre lingua ital
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Ciao Silvia,

sono fermamente convinta che serva conoscere bene la lingua di partenza, ma ancora di più quella di arrivo, quindi vivere nel paese della lingua verso la quale si traduce è a mio avviso indispensabile. Questo per convinzione ed esperienza. Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.

Vedo inoltre che molte agenzie richiedono traduttori di madre lingua italiana residenti nel paese della lingua per la quale lavorano.

In bocca al lupo.

Chiara
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Simona R
Simona R
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Non è facile, ma ce la si può fare Dec 14, 2008

Silvia DC wrote:

Ciao a tutti,

lavoro attivamente come traduttrice da quasi quattro anni, periodo che coincide con la mia venuta nei Paesi Bassi e mi rendo conto che le condizioni di lavoro qui sono molto più gratificanti rispetto al nostro Bel Paese.
Alla luce di questa considerazione, ho deciso di non rientrare in Italia, almeno per i prossimi cinque anni.
Nonostante ciò, mi rendo conto che più passa il tempo e più mi trovo a interrogarmi sulla resa di determinati concetti e sull'uso dei pronomi allocutivi in determinati contesti. Sento che il legame culturale con l'Italia comincia ad allentarsi, anche se continuo a circondarmi di una foltissima e diversificata comunità di italiani (da artisti a ricercatori) ad Amsterdam. Mi rendo conto che quando traduco e cerco di rendere alcuni concetti culturali, mi trovo a interrogarmi più spesso di prima su quale sia il modo più corretto e standard per inquadrare perfettamente il tema. Certo è che in alcuni casi, la realtà italiana è a sua volta pluriframmentata e per rendere un banalissimo "take out the trash" in italiano si deve considerare un "portare fuori il secchio" in alcune città lombarde, oppure "buttare la spazzatura" in altre.

Insomma, cosa consigliate di fare quando all'orizzonte si intravede la minaccia (e drammatizzo) di una minore percezione verso l'elemento culturale italiano?

Grazie e a presto,

Silvia



Ciao Silvia,

grazie per aver aperto questa interessantissima discussione.

Vivo in Germania da ormai 11 anni e comprendo assai bene i tuoi dilemmi.

La mia esperienza in breve:
- Primi 4 anni di soggiorno (coincidenti con gli studi universitari) = enorme balzo in avanti per quel che riguarda la conoscenza della mia prima lingua di lavoro (tedesco).
- Successivi 2 anni: modesti passi in avanti in entrambe le lingue.
- Successivi 5 anni: modesti passi avanti in tedesco, sostanziali progressi in italiano resi possibili da un'accresciuta attenzione nei confronti della mia madrelingua. Attenzione che si traduce in un continuo lavoro di affinamento delle mie conoscenze. Se un tempo leggevo la Süddeutsche Zeitung tenendo carta e penna a portata di mano, ora faccio questo stesso lavoro leggendo il Corriere della Sera (solo per citare un esempio). Lavoro molto di più con i dizionari della lingua italiana (Non potrei mai fare a meno di Zingarelli e Pittano) e mi reco in Italia in media ogni 2 mesi.

Credo che per tener viva la propria madrelingua non vi siano altre vie se non quella di studiarla quotidianamente con lo stesso impegno che un tempo abbiamo dedicato alla lingua straniera. Non è facile ma ce la si può fare.

In bocca al lupo,
Simona


 
Giulia TAPPI
Giulia TAPPI  Identity Verified
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La lingua è anche esperienza di vita Dec 14, 2008

A parte che capisco benissimo le tue preoccupazioni (io ad esempio mi leggo La Repubblica tutti i giorni, per seguire l'evoluzione della lingua, ma anche della società italiana), ti vorrei dire che, vivendo in Francia da 25 anni, ho capito anche che lingua ed esperienze di vita sono indissociabili.

Tanto per fare un esempio, qui in Francia ho avuto modo di ristrutturare vari appartamenti in cui ho abitato, e quindi conosco, in francese, la terminologia relativa a questo tipo di lav
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A parte che capisco benissimo le tue preoccupazioni (io ad esempio mi leggo La Repubblica tutti i giorni, per seguire l'evoluzione della lingua, ma anche della società italiana), ti vorrei dire che, vivendo in Francia da 25 anni, ho capito anche che lingua ed esperienze di vita sono indissociabili.

Tanto per fare un esempio, qui in Francia ho avuto modo di ristrutturare vari appartamenti in cui ho abitato, e quindi conosco, in francese, la terminologia relativa a questo tipo di lavori; che invece non conosco affatto in italiano, dato che quando abitavo in Italia non mi sono mai occupata di queste cose.

Sono anche d'accordo che le persone come me sono forse più atte a tradurre verso il francese un testo italiano, dato che capiamo benissimo il testo di partenza e conosciamo le espressioni usate veramente nella lingua di arrivo. Per questo tradurre verso la madrelingua non vuol sempre dire qualcosa.
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Giovanni Guarnieri MITI, MIL
Giovanni Guarnieri MITI, MIL  Identity Verified
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Chi traduce meglio? Dec 14, 2008

Chiara Santoriello wrote:

Ciao Silvia,

sono fermamente convinta che serva conoscere bene la lingua di partenza, ma ancora di più quella di arrivo, quindi vivere nel paese della lingua verso la quale si traduce è a mio avviso indispensabile. Questo per convinzione ed esperienza. Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.

Vedo inoltre che molte agenzie richiedono traduttori di madre lingua italiana residenti nel paese della lingua per la quale lavorano.

In bocca al lupo.

Chiara


chi abita in Italia o chi abita all'estero? Ne abbiamo discusso un milione di volte, con risultati inconcludenti... chi abita all'estero traduce in itanglese... chi abita in Italia non capisce il testo sorgente... yawn....


 
gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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Il pericolo della "contaminazione" Dec 14, 2008

Chiara Santoriello wrote:
Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.

Certo, ma non si può generalizzare. Chi abita all'estero corre il rischio di "contaminarsi", ovvero di parlare una strana lingua infarcita di parole e strutture straniere, ma non credo che un traduttore attento alla lingua corra questo rischio, se non in situazioni informali.
Se il problema della contaminazione affiora anche nel lavoro scritto, beh, allora si tratta di casi disperati, persone che farebbero meglio a darsi una seria regolata o forse anche a cambiare mestiere.

Giovanni Guarnieri wrote:
...chi abita in Italia o chi abita all'estero? Ne abbiamo discusso un milione di volte, con risultati inconcludenti...

Risultati inconcludenti perché NON ESISTE un risultato concludente sull'argomento. Ognuno traduce come può e come sa, i risultati sono tanti quanti sono i singoli traduttori.
Chi studia e si aggiorna non ha problemi a seguire l'evoluzione delle sue lingue, che si tratti della lingua nativa mentre risiede all'estero o delle lingue straniere mentre risiede nel paese nativo.
Da questo punto di vista oggi siamo fortunati, visto che abbiamo la possibilità di leggere non solo libri ma anche quotidiani e di consultare milioni di altre fonti, senza muoverci da casa e a costo moderato, abbiamo Internet, forum, blog, mailing list, e soprattutto radio e TV di qualunque paese.

ciao
Gianfranco



[Edited at 2008-12-14 16:16 GMT]


 
Chiara Santoriello
Chiara Santoriello  Identity Verified
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Scusa sai ma pensi di essere perfetto? Dec 14, 2008

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:

Chiara Santoriello wrote:

Ciao Silvia,

sono fermamente convinta che serva conoscere bene la lingua di partenza, ma ancora di più quella di arrivo, quindi vivere nel paese della lingua verso la quale si traduce è a mio avviso indispensabile. Questo per convinzione ed esperienza. Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.

Vedo inoltre che molte agenzie richiedono traduttori di madre lingua italiana residenti nel paese della lingua per la quale lavorano.

In bocca al lupo.

Chiara


chi abita in Italia o chi abita all'estero? Ne abbiamo discusso un milione di volte, con risultati inconcludenti... chi abita all'estero traduce in itanglese... chi abita in Italia non capisce il testo sorgente... yawn....



E tu allora pensi di essere perfetto?
Prima di dire che chi abita in Italia non capisce il sorgente medita...perché offendi.


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
Giovanni Guarnieri MITI, MIL  Identity Verified
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Scusa sai ma pensi di essere perfetta? Dec 14, 2008

medita anche tu... ti quoto:

Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.


tu puoi parlare male di chi vive all'estero e io non posso parlare male di chi vive in Italia? Mah... Comunque, per inciso, io parlavo per linee generali... il dibattito finisce sempre per sottolineare questi due aspetti. Non c'era nessun riferimento personale.



[Edited at 2008-12-14 17:02 GMT]


 
gianfranco
gianfranco  Identity Verified
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Niente di offensivo, mi pare... Dec 14, 2008

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:
chi abita in Italia o chi abita all'estero? Ne abbiamo discusso un milione di volte, con risultati inconcludenti... chi abita all'estero traduce in itanglese... chi abita in Italia non capisce il testo sorgente... yawn....


Scusa Chiara,

a me pare che l'intervento di Giovanni fosse perfettamente bi-partisan, non ha neppure espresso alcuna preferenza o giudizio su chi sia posizionato meglio per tradurre in una certa lingua, ma solo fatto notare che il dibattito gli sembra più che altro ozioso e inconcludente.
A mio avviso, niente di offensivo.

Nel tuo intervento, invece, dichiari (con invidiabile sicurezza):
Chiara Santoriello wrote:
...sono fermamente convinta che serva conoscere bene la lingua di partenza, ma ancora di più quella di arrivo, quindi vivere nel paese della lingua verso la quale si traduce è a mio avviso indispensabile. Questo per convinzione ed esperienza. Mi capita di revisionare traduzioni in italiano che immagino siano fatte da italiani residenti all'estero dove l'italiano è diventato itanglese.


Neanche in questo caso, ci sono gli estremi per ritenere "offensivo" il concetto espresso (da te), o almeno nessuno lo ha detto finora. È la tua opinione, rigorosamente mono-partisan e hai diritto di averla e di esprimerla.
Quello che non trovo giusto è che ritieni quasi offensiva un'opinione diversa, che oltretutto non è neppure contraria o contrapposta alla tua dichiarata "ferma convinzione".

ciao
Gianfranco



[Edited at 2008-12-14 17:33 GMT]


 
eva maria bettin
eva maria bettin
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Miscuglio di lingue Dec 15, 2008

Ciao a tutti.
io ho 60 anni- molti dei quali vissuti in paesi- extra-europei.
Concordo pienamente con chi dice che bisognerebbe vivere nel paese del quale traduci la lingua. io che sono nata tedesca- non sono mica più capace di tradurre in tedesco- non parliamo poi di cose di attualità! O ci sei- o non sai.
Un tedesco potrebbe sapere cos'è il Lodo Alfani? Ho fatto fatica io a capire- e non è che son proprio scema- ma non leggo i giornali tutti i giorni.

il mi
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Ciao a tutti.
io ho 60 anni- molti dei quali vissuti in paesi- extra-europei.
Concordo pienamente con chi dice che bisognerebbe vivere nel paese del quale traduci la lingua. io che sono nata tedesca- non sono mica più capace di tradurre in tedesco- non parliamo poi di cose di attualità! O ci sei- o non sai.
Un tedesco potrebbe sapere cos'è il Lodo Alfani? Ho fatto fatica io a capire- e non è che son proprio scema- ma non leggo i giornali tutti i giorni.

il miscuglio di lingue comunqne serve. tiene svegli e attenti. Ho un nipotino di quasi 3 anni che mi dice al tel: Ciao nonna!A u aukei- alrait? io todo bien. ora vado slapen. gute Nacht!
la purezza della lingua forse va a farsi f...- ma un piccoletto che se la cava con la madre che gli parla in spagnolo.- il padre in italiano- all'asilo in inglese e on i compagnetti in olandese- e con la nonna in tedesco- non è una meraviglia?
Anche se le traudzioni sono un pò "mescugliate"?

eva Maria
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María José Iglesias
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La lingua target e la cultura sorgente Dec 15, 2008

Non concordo con te, Eva, né con chi ha affermato che vivere nel Paese della lingua verso la quale si traduce sia indispensabile per essere un bravo traduttore. A mio avviso è altrettanto importante conoscere la cultura (non solo la lingua) del Paese della lingua DALLA quale si traduce. Altrimenti si rischia di tradurre in modo superficiale i concetti che ha voluto esprimere - dal proprio ambito culturale - chi ha scritto il testo sorgente. La lingua madre si può conoscere perfettamente dovun... See more
Non concordo con te, Eva, né con chi ha affermato che vivere nel Paese della lingua verso la quale si traduce sia indispensabile per essere un bravo traduttore. A mio avviso è altrettanto importante conoscere la cultura (non solo la lingua) del Paese della lingua DALLA quale si traduce. Altrimenti si rischia di tradurre in modo superficiale i concetti che ha voluto esprimere - dal proprio ambito culturale - chi ha scritto il testo sorgente. La lingua madre si può conoscere perfettamente dovunque; per conoscere perfettamente la CULTURA della lingua dalla quale si traduce è molto importante vivere nel Paese (e non per un breve periodo) in modo da assumerla (è un atto "vitale" che trascende la pura conoscenza teorica).

Concordo con chi ha detto, invece, che il bravo traduttore ha, fra le altre caratteristiche, una assoluta padronanza della propria lingua madre, (e preferibilmente anche dalla lingua e la cultura della lingua sorgente) ovunque esso viva. E questo non è un fatto scontato. Ce ne sono (eccome!) di traduttori italiani che vivono nel proprio Paese e che purtroppo non hanno questa padronanza, a volte per un déficit culturale oltre che linguistico (e viceversa).

MJ

[Modificato alle 2008-12-15 19:24 GMT]
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eva maria bettin
eva maria bettin
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conoscere le basi culturali Dec 15, 2008

Cara Maria Josè.

veramente non capiso bene il tuo disaccordo. Son andata via dalla Germania con gli studi perfettamente compiuti- anche quelli per diventare un interprete-/traduttrice sul serio. se non altro- 4 anni erano.
io intanot ho il privilegio di esser in pensione- quindi mi posso anche permettere di non essere del tutto "up-to date"- se mi parli di chi è nella hit-parade tedesca- io non lo so.
e non so neanche i nomi dei vari ministri in carica- io traduco
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Cara Maria Josè.

veramente non capiso bene il tuo disaccordo. Son andata via dalla Germania con gli studi perfettamente compiuti- anche quelli per diventare un interprete-/traduttrice sul serio. se non altro- 4 anni erano.
io intanot ho il privilegio di esser in pensione- quindi mi posso anche permettere di non essere del tutto "up-to date"- se mi parli di chi è nella hit-parade tedesca- io non lo so.
e non so neanche i nomi dei vari ministri in carica- io traduco medicina e farmacologia. e questo lo trovo ovunque.

>Ho avuto l'immensa fortuna di vivere da giovane nella casa di Martin Walser- e come lui non condivido la riforma ortografica della lingua tedesca. e allora?
io in un altro forum ho specificato che voglio solo aiutare i giovani colleghi- gratis.

A 45 anni sono andata scuola - letteralmente- in un liceo italiano per due anni. Ogni giorno con lo zaino sulle spalle e la firma sul registro se andavi al bagno E ho fatto la maturità italiana. Mi mancava una parte di cultura del paese nel quale vivo.
Il mio lo conosco molto bene- vuoi un pò di traduzioni di poesie di Brecht o ancora meglio di Benn? che faccio pe gli amici? pare che son bravissima- anhe se io in fondo e anche per studi fatti -sono una scientifica pura-

Eva
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María José Iglesias
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Sono io che non ho capito il tuo intervento Dec 16, 2008

Ciao Eva,
anzitutto benvenuta sul forum.
Forse sono io che non ho capito cosa hai detto. In particolare di questo tuo ultimo intervento ho capito poco o niente. Nel mio, io mi riferivo a questa tua affermazione:

Eva wrotte:
Concordo pienamente con chi dice che bisognerebbe vivere nel paese del quale traduci la lingua. io che sono nata tedesca- non sono mica più capace di tradurre in tedesco-

Forse questa è la tua esperienza, ma non penso sia un'esperienza generale. Dicevo che non concordo con te, perché a mio avviso, contrariamente a quanto affermi, non occorre vivere nel proprio Paese per essere in grado di tradurre nella propria lingua madre (e farlo in modo professionale). Per contro, credo molto importante avere la possibilità di "immedesimarsi" con la cultura implicita nella lingua sorgente (e quindi con la cultura straniera) e questo non lo si può improvvisare. O ci si lascia cioè inzuppare per bene e per molto tempo dalla cultura, o semplicemente gli elementi culturali non si acquisiscono. E se questo non succede, diventa anche difficile trasmettere con fedeltà il messaggio nella propria lingua. Traduca medicina, farmacologia o altro.
Tutto qui.

Probabilmente non tutte le lingue sono uguali e tu, non essendo più in Germania non ti senti più in grado di tradurre verso la tua lingua madre. Per questo dicevo che non è ovvio che tutti i madrelingua abbiano la perfetta padronanza della propria lingua madre.
Per me, da 22 anni in Italia, l'esperienza è esattamente opposta alla tua. Vivo, penso e scrivo in italiano, ma per tradurre penso di poterlo far bene solo nella mia lingua madre, nonostante gli anni di permanenza qui. E non mi sembra di essere contaminata dall'italiano quando traduco.
Sono senz'altro lingue diverse e esperienze diverse, ma non mi trovo d'accordo con chi ha detto che traduce meglio chi è nel luogo della lingua verso la quale traduce.
MJ



[Modificato alle 2009-01-11 21:53 GMT]


 
Silvia Astengo
Silvia Astengo  Identity Verified
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Siamo tutti diversi Dec 18, 2008

Ciao,
credo che ognuno di noi abbia avuto esperienze diverse e quindi vediamo le cose differenti. Anch'io ho notato, a un certo punto, che spesso mi vengono le parole prima in tedesco (anch'io come qualcuno di voi, vivo in Germania da 11 anni) poi in italiano. Oltre a tradurre, insegno italiano agli stranieri e quindi sono (e sono stata) costretta da tanti anni a semplificare il mio linguaggio per farmi capire dagli stranieri. Risultato: ho perso la padronanza di lessico, rispetto a coloro
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Ciao,
credo che ognuno di noi abbia avuto esperienze diverse e quindi vediamo le cose differenti. Anch'io ho notato, a un certo punto, che spesso mi vengono le parole prima in tedesco (anch'io come qualcuno di voi, vivo in Germania da 11 anni) poi in italiano. Oltre a tradurre, insegno italiano agli stranieri e quindi sono (e sono stata) costretta da tanti anni a semplificare il mio linguaggio per farmi capire dagli stranieri. Risultato: ho perso la padronanza di lessico, rispetto a coloro che vivono in Italia e che sono continuamente a contatto con una reltá italiana (non dimentichiamoci che la lingua cambia più rapidamente di quanto non si pensi!!!).
Morale quando vado in Italia non sono aggiornata: non conosco le pubblicitá del momento, né la musica che si sentirebbe alla radio ecc. I media oggi sono raggiungibili via internet e il giornale per esempio si potrebbe leggere ogni giorno.... ma chi ne ha il tempo? Di conseguenza ricevo le notizie un po' in ritardo, non conosco tutti i libri che escono in libreria, se non consultando ogni tanto qualche blog o cose del genere!
Quello che intendeva Silvia è questo problema di rimanere al passo coi tempi nella nostra lingua madre dopo tanti anni.
Se le agenzie preferiscono il madrelingua che vive in Italia, penso sia anche per una questione economica!!!
Saluti
sil
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Laura Gentili
Laura Gentili  Identity Verified
Italy
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Member (2003)
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Contributo di Isabella Blum Jan 10, 2009

Su questo tema è intervenuta anche Isabella Blum:
http://www.isabellablum.it/template.php?pag=67113


Laura


 
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